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Tocco Da Casauria (PE)

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Le prime notizie di Tocco, il cui significato più corrispondente alla sua posizione é “ villaggio sulla roccia”, come si profila al viaggiatore che guarda dalla via Tiburtina Valeria, risalgono all'anno 872. Verso la fine del mille anche in territorio toccolano iniziò la penetrazione normanna.Nel 1140 il territorio di Tocco passò sotto la contea di Manoppello, mentre nel 1200 si sviluppò l'agglomerato urbano intorno ai due edifici più importanti: la chiesa di S. Eustachio, e il castello fatto costruire tra il 1220 e il 1250 dall'imperatore Federico II. Alla fine del Duecento, sotto il dominio degli Angioini si avvicendarono vari signori nella nostra Tocco, tra i quali ricordiamo i De Tortis, alleati dei Camponeschi, signori Dell'Aquila e sostenitori degli Aragonesi. Sotto la signoria di Giovanni De Tortis un violento terremoto ridusse l'intera cittadina a un cumolo di macerie. Subito fu intrapresa la ricostruzione delle abitazioni, delle chiese e del castello, che fu trasformato in palazzo ducale, le cui strutture sussistono tutt'oggi. Nel cinquecento Tocco raggiunse il momento più felice della sua storia, periodo in cui furono redatti gli Statuti. Il violentissimo terremoto del 1706 distrusse di nuovo l'intera cittadina, che però in pochi anni risorse a nuova vita ad opera dei volenterosi suoi abitanti. Appena l'Unità d'Italia, precisamente nel 1862, fu aggiunto a Tocco il nome “Casauria” con la motivazione ufficiale di “tradizioni storiche del famoso e vicino tempio di Casauria”. Così il paese iniziò il suo nuovo corso storico: rifiorirono la vita cittadina, le libere attività e il commercio e furono incrementati i prodotti agricoli. Tocco da Casauria alla fine del secolo XIX era una cittadina ricca di iniziative sociali, commerciali ed artistiche. Basti ricordare la fiorente Società Operaia di Mutuo Soccorso, che, fondata nel 1873 per soccorrere i propri soci in caso di malattia e di impotenza al lavoro.Oggi la cittadina di Tocco da Casauria conta circa tremila abitanti.
SANT'EUSTACCHIO
La storia di Sant'Eustachio, Santo Patrono di diversi comuni tra cui Tocco da Casauria, non ha nulla di certo, anzi, secondo alcuni questo santo non è mai esistito, ma cercheremo di riportare alcune notizie, fra le più ricorrenti ed accreditate.
Innanzitutto era un nobile patrizio romano, di animo buono e molto caritatevole, il suo nome era Placido e nacque circa verso l'anno 80.
Era un valente militare e sotto l'imperatore Traiano ricopri l'incarico di "magister militum", l'odierno grado di generale, distinguendosi alla guida di una legione in Asia minore.
Un giorno, mentre era intento in una battuta di caccia nei boschi vicino a Tivoli, vide all'improvviso un magnifico cervo.
Cercò di inseguirlo per catturalo, ma ciò non fu cosa facile, perchè l'animale con agilità si arrampicò su di una ripida ed alta rupe e riapparve con una luminosissima croce fra le corna, ed una voce gli chiese << Perché mi perseguiti? Io sono Gesù,che tu senza conoscere, onori>>. Davanti a questa immagine, il suo bel cavallo s'imbizzarrì e Placido si ritrovò per terra, ma continuando ad ascoltare quella voce misteriosa, fino a quando non pronunziò << Credo! >>.
Stupìto da questa apparizione, il cacciatore pagano tornò a casa dalla sua famiglia e raccontò l'episodio. Si conventì e, segretamente, si recò dal vescovo cristiano per farsi battezzare insieme ai suoi famigliari. Da quel momento il suo nome fu Eustachio.
Per i cristiani, quelli non erano tempi facili ed Eustachio fu perseguitato e perse tutti i suoi beni, perciò fuggì in Egitto con la moglie Teopista (che significa fedele a Dio), ed i due figli Teopisto e Agapito (che vuol dire diletto del Signore). Le sventure continuarono anche lì, perchè gli furono rapiti la moglie ed i figli, che per anni Eustachio cercò invano nel deserto. Intanto, l'imperatore Traiano era impegnato a fronteggiare nuovamente i popoli dell'Asia minore che si ribellavano a Roma e pensò di rintracciarlo per dargli il comando delle milizie romane in quelle terre. Così fu, ed Eustachio affrontò con successò la situazione, vinse anche quest'altra dura impresa militare ed entrò trionfante a Roma, dove ritrovò finalmente la sua famiglia.
A causa delle accuse dirette ad Eustachio per la sua fede cristiana, l'imperatore Adriano, succeduto a Traiano, gli ordinò di onorare le divinità dei romani. Al suo netto rifiuto, (era l'anno 140) fu condannato, insieme alla moglie ed ai figli, a morire nell'arena tra i leoni, ma questi feroci animali, sebbene aizzati a dovere, non li toccarono nemmeno. I romani, infastiditi da questa mancata strage di cristiani, li sottoposero ad una morte atroce: furono rinchiusi in un contenitore di bronzo (o rame) a forma di toro, sotto il quale fu dato fuoco per ben tre giorni. Il quarto giorno, davanti all'imperatore, i corpi dei martiri furono mostrati ai presenti, ed erano immobili, così come erano stati deposti, a signifare la calma e la pazienza dei martiri cristiani, sorretti dalla forza della fede, anche nei terribili momenti dei supplizi.
Nell'anno 325, l'imperatore Costantino innalzò un oratorio sulla sua casa, proprio dove furono martirizzati e sepolti. Oggi, le loro spoglie sono conservate a Roma, sotto l'altare maggiore della Basilica di Sant'Eustachio in Campo Marzio, eretta nello stesso luogo dell'oratorio, e sono custodite in un sarcofago di porfido.

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